L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha ampliato l’impiego d’uso per Nivolumab ( Opdivo ) associato a Ipilimumab ( Yervoy ) per includere tutti i pazienti con melanoma non-operabile o metastatico, indipendentemente dallo stato mutazionale BRAF V600.
Finora, la combinazione era indicata solo per i pazienti con BRAF V600 wild-type.
Nivolumab e Ipilimumab agiscono su distinte vie del checkpoint immunitario, seppur complementari: Ipilimumab bloccando CTLA-4 aumenta l’attivazione e la proliferazione delle cellule T, mentre Nivolumab, un inibitore PD-1, aiuta a ripristinare la risposta delle cellule T al tumore.
L’FDA ha basato l’estensione d’uso sui risultati dello studio di fase III, randomizzato, CheckMate 067, che ha incluso 945 pazienti non-trattati in precedenza con melanoma avanzato.
I ricercatori hanno assegnato 314 pazienti a Nivolumab più Ipilimumab, 316 pazienti a Nivolumab in monoterapia e 315 a Ipilimumab in monoterapia.
Il trattamento è continuato fino a progressione della malattia o a tossicità inaccettabile.
Gli endpoint co-primari erano rappresentati dalla sopravvivenza globale e dalla sopravvivenza libera da progressione.
I risultati preliminari hanno mostrato che i pazienti assegnati alla combinazione o in monoterapia con Nivolumab hanno presentato un miglioramento statisticamente significativo nella sopravvivenza libera da progressione ( p inferiore a 0.0001 per entrambi ), rispetto a quelli assegnati al solo Ipilimumab.
I ricercatori hanno riportato una sopravvivenza mediana libera da progressione di 11.5 mesi ( IC 95%, 8.9-16.7 ) nel gruppo di combinazione, 6.9 mesi ( IC 95%, 4.3-9.5 ) nel gruppo Nivolumab in monoterapia e 2.9 mesi ( IC 95%, 2.8-3.4 ) nel gruppo Ipilimumab in monoterapia.
La combinazione ha prodotto una riduzione del 58% del rischio di progressione rispetto ad Ipilimumab da solo ( hazard ratio, HR=0.42; IC 95%, 0.34-0.51 ), mentre il trattamento monoterapico con Nivolumab ha prodotto una riduzione del 43% del rischio di progressione rispetto al solo Ipilimumab ( HR=0.57; IC 95%, 0.47-0.69 ).
I risultati hanno mostrato un più alto tasso di risposta oggettiva ( ORR ) nel gruppo combinazione ( 50% ) e nel gruppo Nivolumab in monoterapia ( 40% ) rispetto al gruppo Ipilimumab in monoterapia ( 14%; p inferiore a 0.0001 ).
Tra i responder, il 76% di quelli attribuiti alla combinazione ha sperimentato una risposta in corso per almeno 6 mesi, contro il 74% di quelli assegnati in monoterapia a Nivolumab e il 63% di quelli assegnati in monoterapia a Ipilimumab.
I pazienti assegnati alla combinazione hanno presentato una più alta incidenza, rispetto a quelli assegnati a Nivolumab in monoterapia, di gravi reazioni avverse ( 73% vs 37% ), reazioni avverse di grado 3 o 4 ( 72% vs 44% ), reazioni avverse che hanno portato alla sospensione del trattamento ( 43% vs 14% ) o reazioni avverse che hanno portato a ritardare la somministrazione ( 55% vs 28% ).
Le reazioni avverse più comuni sono state: affaticamento ( 59% per la combinazione vs 53% per la monoterapia con Nivolumab ), eruzione cutanea ( 53% vs 40% ), diarrea ( 52% vs 31% ) e nausea ( 40% vs 28% ).
Le gravi reazioni avverse più frequenti sono state: diarrea ( 13% per la combinazione vs 2.6% per la monoterapia con Nivolumab ), colite ( 10% vs 1.6% ) e piressia ( 10% vs 0.6% ). ( Xagena2016 )
Fonte: FDA, 2016
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