La Commissione Europea ha approvato l’impiego di Velcade ( Bortezomib ) in combinazione con Rituximab, Ciclofosfamide, Doxorubicina e Prednisone per il trattamento dei pazienti adulti con linfoma a cellule del mantello ( MCL ), non-trattati in precedenza e non-eleggibili al trapianto di cellule staminali emopoietiche.
L’approvazione si basa sui dati dello studio di fase 3, LYM-3002.
Nell'Unione europea Velcade è attualmente indicato per il trattamento del mieloma multiplo ( MM ), un altro raro tumore ematologico, sia in monoterapia sia in combinazione con altri regimi di trattamento.
Lo studio di fase 3, LYM-3002, prospettico randomizzato con controllo attivo, in aperto, ha arruolato 487 pazienti con linfoma mantellare di nuova diagnosi che non erano eleggibili, o non considerati, per il trapianto di midollo osseo.
I risultati hanno mostrato significativi benefici nel trattamento di pazienti con linfoma a cellule del mantello di nuova diagnosi utilizzando una combinazione basata su Bortezomib, VR-CAP, rispetto a un regime standard, R-CHOP, senza Bortezomib.
Il regime VR-CAP ha significativamente migliorato la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ), l'endpoint primario, e ha mostrato miglioramenti in una serie di endpoint secondari.
Un Comitato di revisione indipendente ha segnalato un aumento della sopravvivenza libera da progressione del 59% ( media 24.7 vs 14,4 mesi; hazard ratio, HR=0.63; p inferiore a 0.001 ), mentre i ricercatori dello studio hanno riportato un aumento della sopravvivenza libera da progressione del 96% ( mediana 30.7 vs 16.1 mesi; HR=0.51;. p inferiore a 0.001 ).
L’uso del regime VR-CAP è risultato associato a una ulteriore tossicità, anche se gestibile, rispetto al regime R-CHOP.
In generale, tra i pazienti trattati con VR-CAP, rispetto a R-CHOP, gravi eventi avversi sono stati riportati nel 38% vs 30% dei pazienti ed eventi avversi di grado 3 sono stati riportati nel 93% vs 85%.
Le interruzioni del trattamento a causa di eventi avversi sono state pari al 9% con il regime VR-CAP e al 7% con R-CHOP.
La mortalità farmaco-correlata durante il trattamento è stata pari al 2% versus 3%.
Il linfoma mantellare è un linfoma non-Hodgkin, considerato essere raro e aggressivo, difficile da trattare ed è associato a una prognosi sfavorevole.
L’incidenza del linfoma a cellule del mantello è di 0.45 per 100.000 persone in Europa, con una età media alla diagnosi di 65 anni.
Il linfoma a cellule del mantello colpisce maggiormente gli uomini rispetto alle donne e rappresenta il 6% di tutti i linfomi non-Hodgkin.
La sopravvivenza globale mediana è in genere di 4-5 anni, e di solo 1 o 2 anni nei pazienti dopo la prima recidiva.
Il linfoma mantellare in genere interessa i linfonodi, ma può diffondersi ad altri tessuti, come il midollo osseo, fegato, milza e tratto gastrointestinale. ( Xagena2015 )
Fonte: Janssen-Cilag, 2015
Emo2015 Onco2015 Farma2015